Armageddon
1998,  Avventurarsi

Armageddon

Ecco a voi, signori e signore, il primo blockbusterone di Michael Bay pieno zeppo di sbadabam sbum, di movimenti di macchina repentini e ubriacanti e di zoommate, tanto da farvi avere l’impressione di barcollare verso un atollo spaziale o che stia per cadervi in testa da un momento all’altro la cinepresa del cameraman.

Il ritmo delle riprese e del montaggio sono sempre concitati tanto che potrebbe sembrare che Armageddon duri 80 minuti, invece va avanti 2 ore.

A Michael Bay non gliene sbatte un accidenti di spiegarti perché il detonatore non funziona più a distanza, perché un uomo che sta trivellando vola via in mezzo allo spazio mentre il seguente invece no, ma per qualche oscuro motivo ce la fa chiedendo a tutti gli altri di fidarsi perché sa quello che fa. Tanto meno gli interessa di indagare sul dramma umano esistenziale che segue alla fine del mondo, anzi i suoi personaggi sono dei cazzoni scapestrati che prendono la fine del mondo come un gioco avventuroso dove non c’è un minimo momento di sconforto o riflessione, se non quando se la fanno sotto per la partenza del razzo

Bay vuole farvi divertire con tanta azione e spiritosaggine ed è quello che effettivamente fa meglio, risultando divertente e godibile, nonostante sia come detto approssimativo negli snodi narrativi e banale nei dialoghi.

Allo stesso tempo riesce pure a costruire un cazzutissimo finale, che forse potrebbe anche strapparvi qualche lacrimuccia.