Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn
Harley Quinn è stata lasciata da Joker e ora ha un film tutto suo in cui tutti la vogliono stecchita: Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn.
Un film che è un carnevale di tibie spezzate al ritmo di una (qualsiasi) playlist di Spotify, dove le donne sono cazzute e le suonano a tutti.
In questo tripudio di colori sgargianti e atti violenti (con i quali Birds of prey si stacca dagli altri cinecomics) emerge senz’altro Margot Robbie e la SUA Harley Quinn.
Piace anche lo sforzo in fase di sceneggiatura, che rende la prima parte una vera e propria giostra, perché il racconto è governato proprio da quella pazzerella della protagonista. Poi, ispirati forse da Harley stessa, si sceglie la bipolarità con una seconda parte dove tutto è banalmente convenzionale.
Piacciono anche i cattivi e l’attenzione che si da a un panino lercio e saporito.
Le scene d’azione sembrano invece dei videoclip musicali, ma pure ben girati, che a Britney Spears forse viene la voglia di tornare a cantare.
Birds of prey è quindi un film come la sua protagonista: schizofrenico. Tutt’altro che fantasmagorico, anzi brutto e spatocchiato, ma anche divertente e stralunato, gustoso come quelle patatine dal sapore chimico che senza accorgertene continui a mettere in bocca.