Blade Runner 2049
Denis Villeneuve e il sequel di un film, tra le mani, che 35 anni prima ha marchiato indelebilmente il cinema. Blade Runner 2049 è un bellissimo film. Visivamente spaziale e maestoso, con scenografie e fotografia di Roger Deakins superbe, oltre a un sonoro magnifico, che evoca, cita e lascia spesso il silenzio a parlare.
La sceneggiatura riprende gli assunti del precedente film e fa un passo avanti, riprendendo i temi dell’identità, dell’umanità e delle aspirazioni personali. La storia scritta da Hampton Fancher e Michael Green è una storia di disillusione, che sembra quasi dirci “sei unico, esattamente come tutti gli altri”.
Difetti? Solo uno: non è Blade Runner, ma Blade Runner 2. Per questo non può possedere la stessa forza filosofica e avveniristica, estrapolata dal romanzo di Dick, così come lo stesso impatto devastante sul cinema, oltre che l’essenza di novità.
Nonostante ciò, con la compagna virtuale Joi, l’ambientazione e il tema della procreazione, Villeneuve prova a sbirciare comunque nel futuro. Proprio quel passo più in là rispetto alla storia del 1982.
Voi umani potevate immaginare qualcosa meglio di così per un sequel?