C'era una volta a hollywood recensione film
2019,  Cinefili

C’era una volta a Hollywood

C’era una volta a Hollywood è il film meno Tarantiniano di Quentin Tarantino e al tempo stesso il più Quentiniano. Siamo impazziti? No e vi spieghiamo il perché.

Il regista sembra aver girato il suo nono film più per se stesso che per gli spettatori, in una sorta di operazione nostalgia. C’era una volta a Hollywood è infatti un tuffo nel finire degli anni 60 e un gioco di citazioni dei film e delle serie tv, western e non solo, di cui il regista si è appassionato da giovane. Ma questa volta Tarantino non rielabora, non crea qualcosa di nuovo, né di pulp. Per larga parte del film non c’è conflitto, se non quello interiore di Rick Dalton, né i dialoghi estrosi e brillanti che ci aspettavamo, tanto da far passare in secondo piano la magnifica scenografia e la pregevole fotografia, in favore della noia.

Sì, abbiamo scritto noia nella recensione di un film di Tarantino e lo ribadiamo, perché Quentin di idea sembra averne avuta solo una, quella degli ultimi 20 minuti di film (su 2 ore e 40).

In questa lunga favola, ricorderemo probabilmente il solo Cliff Booth, stuntman, ma anche una sorta di antieroe Hollywoodiano, senza poncho ma con la camicia hawaiana.