I delitti del BarLume – La loggia del cinghiale
I vecchietti del BarLume si scatenano a un addio al celibato e veniamo a sapere che appartengono a una setta, la loggia del cinghiale. Fin qui tutto bene, se non che ci scappa (ovviamente) il morto.
Al di là del fatto che in ogni puntata ci sono due (o tre come qui) personaggi nuovi e uno è la vittima e l’altro l’assassino, credo che questa seconda puntata della quarta stagione soffra di due problematiche. La prima è la staticità di luogo, in quanto la vicenda resta circoscritta alla centrale di polizia e a un maniero durante i continui flashback, appesantendo il ritmo del film. La seconda riguarda proprio la loggia e i suoi “scherzi”, decisamente di cattivo gusto, che prendono il posto del solito humour che pervade I delitti del BarLume.
In questo episodio è inoltre molto molto debole il giallo, dove l’idea è di far credere colpevole Massimo. Chiaramente noi non ci crediamo mai, ma il problema è che non ci credono nemmeno gli altri protagonisti e la vicenda infine si risolve improvvisamente, senza prove, senza far combaciare i pezzi.
Alla radice di ciò c’è probabilmente l’origine del film, non un romanzo come in diversi episodi precedenti, ma un racconto, probabilmente non supportato o integrato, allargato a sufficienza, da una scrittura filmica.