io confesso hitchcock recensione
1953,  Tendere i nervi

Io confesso

Padre Michael Logan riceve in confessione la testimonianza di un omicidio e quando diventa il primo sospettato si ritrova tormentato da un dilemma morale: venire meno alla segretezza del confessionale e salvarsi o mantenere il segreto rischiando la condanna a morte? Uscito due anni dopo L’altro uomo, Io confesso di Alfred Hitchcock fu un insuccesso commerciale e ottenne dalla critica commenti molto tiepidi.

Hitchcock stesso ravvide due punti di debolezza: la mancanza d’ironia e la difficoltà dei non cattolici a comprendere la situazione di padre Logan.

Anche in questo film, come in molti altri del regista, c’è infatti la storia di un uomo accusato ingiustamente. La variazione del tema sta però nel fatto che qui il protagonista non va alla ricerca del colpevole, cercando di scagionarsi: già lo conosce, ma non può fare il suo nome.

L’espediente è particolarmente originale ed è necessario accettare e comprendere la condizione di padre Logan per lasciarsi prendere dalla tensione drammatica del film, estremamente viva ancora oggi.

Montgomery Clift non è il prete che ti aspetteresti, ma la scelta è studiata sapientemente a tavolino e l’attore restituisce un’interpretazione algida e magnetica, conferendo grande fascino al personaggio. A complicare ancor più la situazione c’è un triangolo amoroso, decisamente insolito.

In poche parole e a dispetto dei commenti dell’epoca, Io confesso è un film rivalutato che ancora oggi merita di essere visto.