sabotatori film hitchcock recensione
1946,  Avventurarsi,  Innamorarsi,  Tendere i nervi

Sabotatori

Ingiustamente accusato d’ aver incendiato la fabbrica dove lavorava, Barry Kane scappa dalla polizia e insegue il vero responsabile del sabotaggio. Sabotatori, di Alfred Hitchcock, presenta sin da subito uno dei temi tipici del regista: quello dell’uomo incastrato ingiustamente in una situazione più grande di lui, dalla quale cerca di uscire con le proprie forze.

Sabotatori è un film di spionaggio, ma è anche e soprattutto un film d’avventura, con il protagonista che viaggia da una costa all’altra degli Stati Uniti nel disperato tentativo di catturare il colpevole e dimostrare la propria innocenza. Il club dei trentanove (1935) e Il prigioniero di Amsterdam (1940) sono due film affini, così come Intrigo internazionale (1959) ne è probabilmente la summa. Peraltro, così come quest’ultimo si concludeva su un luogo iconografico americano come il monte Rushmore, lo stesso fa Sabotatori, con una scena palpitante sulla Statua della Libertà.

C’è una storia d’amore e molta ironia. Ci sono alcune scene memorabili, come l’arrivo nella casa dell’uomo cieco, ma anche il segmento con i freak del circo o quello nella sala da ballo, dove Hitchcock crea suspense – data dal senso di intrappolamento – in un luogo non convenzionale e in una situazione non convenzionale (come sarà lo spazio aperto in Intrigo internazionale).

Resta poco chiaro solamente come faccia, nella parte finale, il protagonista a dimostrare la sua innocenza. Ma d’altronde ciò che conta qui è il viaggio e non l’arrivo. E Sabotatori è ancora oggi un film molto bello.