La cura dal benessere
La cura dal benessere è un film gotico, che si trova a far rivivere quelle venature tipiche della letteratura dell’800 e della corrente poetica del romanticismo. L’anima che soggiace alla storia è quella di Frankenstein di Mary Shelley, su cui Gore Verbinsky realizza un film d’autore che però vuole rivolgersi al grande pubblico, riavvicinandosi alle sue atmosfere inquietanti.
La regia è da maestro, con accuratezza e autorialità, non fini a sé stesse, ma con inquadrature volte a estraniare, inquietare, sospettare, che rimandano a Shining e dipingono quadri tempestosi. Si pensi ai totali in questo secondo caso, alla lente della madre o i frame durante il colloquio nel primo. Pregevoli in egual modo la fotografia e una musica “morriconiana”, con il carillon e un leitmotiv penetrante.
Originale e pregevole insomma, con uno script decisamente intrigante… tanto da assicurarsi un tremendo flop al botteghino.
I difetti sono la lunghezza probabilmente, soprattutto della prima parte, il non reinventare il genere e la sceneggiatura che poteva giocare di più con i dubbi dello spettatore.