La promessa dell’assassino
Un’ostetrica cerca di scoprire l’identità di una neonata partorita da una quattordicenne, morta durante il parto. Le sue benevoli indagini la conducono nei meandri di un ristorante russo, dove loschi affari si celano sotto i drappi rossi delle tavole imbastite. La promessa dell’assassino, di David Cronenberg, è un film crudo, sgradevole e macabro, che, nonostante ciò, ci trattiene invischiati nella sua trama.
Il merito è soprattutto dello spessore dei personaggi e il loro tratteggio psicologico, finemente sviluppato nel corso della meritevole sceneggiatura di Steven Knight. Al di fuori di Anna, sono tutti ambigui e si riesce a legarsi e slegarsi a loro in pochi attimi. L’effeminato Kirill, che esibisce un potere e una sicurezza che non ha, il glaciale e machiavellico Semyon, vertice della criminalità russa e, naturalmente, il magnetico Nikolai, interpretato da un magnifico Viggo Mortensen.
La trama è intricata, ma al tempo stesso nitida e chiara, e non ci risparmia colpi di scena e momenti di grande apprensione.
La promessa dell’assassino, grazi ai pochi interpreti e location, potrebbe essere una nichilista opera teatrale. Ma, oltre alle suggestioni, “accontentiamoci” di questo gran film.