1998
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Ronin
Vengono definiti Ronin i samurai senza padrone, a causa della sua morte o, ancora peggio, per la perdita di fiducia nei loro confronti. Ronin, il film, è la storia proprio di un gruppo di spie senza lavoro, degli outsider assoldati per una missione, che danno vita a un intrigo di giochi e doppi-giochi, per un noir di spie contro spie. Senza l’utilizzo del pc, John Frankenheimer realizza un film secco e realista, ricco di inseguimenti e macchine ribaltate (forse anche troppo). Piace per l’accoppiata Robert De Niro – Jean Reno e per qualche colpo di scena ben orchestrato, non piace, soprattutto a chi non ama il genere, per la mancanza…
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Armageddon
Ecco a voi, signori e signore, il primo blockbusterone di Michael Bay pieno zeppo di sbadabam sbum, di movimenti di macchina repentini e ubriacanti e di zoommate, tanto da farvi avere l’impressione di barcollare verso un atollo spaziale o che stia per cadervi in testa da un momento all’altro la cinepresa del cameraman. Il ritmo delle riprese e del montaggio sono sempre concitati tanto che potrebbe sembrare che Armageddon duri 80 minuti, invece va avanti 2 ore. A Michael Bay non gliene sbatte un accidenti di spiegarti perché il detonatore non funziona più a distanza, perché un uomo che sta trivellando vola via in mezzo allo spazio mentre il seguente invece…
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Sei giorni e sette notti
Per sei giorni e sette notti ricorderete questa commedia, poi finirà ineluttabilmente in quell’area oscura del vostro cervello chiamata “dimenticatoio dei film”. Un uomo e una donna soli in un’isola, un po’ di avventura, davvero poco credibile, e un taglio romantico, vanno a unirsi per formare un film che ricorda All’inseguimento della pietra verde, ma che si arresta ben prima di raggiungerla, accontentandosi di essere leggero senza incidere e cercar di distinguersi. I momenti più piacevoli risiedono nei battibecchi, mentre la cosa che mi è piaciuta di più del film è il font in locandina. Film da merenda al pomeriggio, dove la mortadella del vostro sandwich potrebbe però distrarvi.
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Il grande Lebowski
Il grande Lebowski parte dalle parole. Dalla scrittura. Da lì si visualizza, tramite la regia inusuale, si ascolta. Soprattutto Creedence ed Eagles, le cui canzoni fanno parte della storia. I fratelli Coen riuniscono un cast di bravissimi attori, ai quali mettono in bocca dialoghi superlativi e personaggi da indossare assurdi ma incisivi, figurine così esagerate, ma al contempo radicate nell’essere dell’uomo. Quando Drugo (Dude) sviene, non v’è il buio, ma lo sbizzarrirsi di Joel Coen, che dipinge con la cinepresa una serie di quadri surrealisti. La storia invece, quella su cui si ricama tutto, quella de Il grande Lebowski, tra ammiccamenti, irriverenza e ironia, falsi indizi e piste false, implode su sé stessa.…