Star Wars – Il risveglio della forza
Azzardarsi alla ricerca dell’originalità e rischiare di inimicarsi i fan di Star Wars, nonché un possibile pubblico futuro, oppure muoversi con cautela e provare ad accontentare tutti?
J.J. Abrams sceglie la seconda via e Star Wars – Il risveglio della forza riprende (anche visivamente) molti dei tòpoi cari alla saga: il rapporto paterno e gli intrighi familiari, una iperbolica Morte Nera e l’azione per disattivarne gli scudi, un bar che tenta di ridare l’atmosfera della prima trilogia e uno sviluppo narrativo simile a Star Wars – Una nuova speranza.
L’acquisto Disney non va a snaturare la saga, né il prodotto finale, a meno che non vi manchino le braccia amputate, mentre la guerra, seppur non precisamente giustificata, è invece rappresentazione visiva della violenza e non prodotto della politica.
Spettacolari le scene d’azione, sospinte dalla magniloquente musica di John Williams, così come lo spazio umoristico funziona e diverte. Bene le nuove reclute, che danno freschezza e ben si amalgamano alle vecchie emozioni portate dai veterani. V’è qualche taglio in post-produzione che lascia dubbi, uno in particolare, ma risponde forse a motivazioni di minutaggio.
La mancanza più grande è probabilmente il villain, un Kylo Ren che non può avere il magnetismo di Darth Vader, ma è carente del fascino necessario, soprattutto dopo aver prematuramente tolto la maschera e svelato così un giovane volto, che in un momento maggiormente patemico del film, avrebbe avuto un differente effetto.
Nel complesso Star Wars – Il risveglio della forza è un buon film e un’ottimo intrattenimento, che per genesi non può essere di più e stare tra le stelle del cinema.
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