Witness – Il testimone
10 anni dopo Picnic ad Hanging Rock, il film che lanciò la sua carriera, Peter Weir gira il suo primo film negli Stati Uniti: Witness – Il testimone. Il risultato? Un successo. Il botteghino lo premia e la critica d’oltreoceano lo candida a 8 Oscar (tra cui la prima e unica nomination – a oggi – per Harrison Ford), per poi vincerne due. Uno di queste è tra i più importanti, l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, che attesta il valore della storia raccontata.
Un bambino Amish è il testimone oculare di un omicidio che può incriminare un decorato poliziotto. Rendendosi conto del pericolo, il detective John Book cerca di nasconderlo e proteggerlo dal pericolo.
Witness – Il testimone è un thriller anomalo, nel senso più positivo possibile. Infatti, se il film si apre e si chiude con sequenze di genere raffinate e di grande tensione, al centro c’è una storia coinvolgente ed emozionate che porta a incontrarsi e scontrarsi due mondi completamente differenti. Quello nostro, di John Book in particolare, moderno, ma dominato dall’egoismo e dalla violenza, e quello Amish di una comunità solidale ma di regole rigide e forse un po’ bigotte.
Peter Weir mette in scena tutto ciò senza giudizio, ma l’evoluzione delle due figure principali, il detective e la madre del bambino, rivelano i pregi e i difetti delle due ideologie, apprendendo quanto di meglio da entrambe e trovando sentimenti comuni. Come detto, il regista e gli sceneggiatori sono stati particolarmente abili a costruire momenti emozionanti dall’interazione tra i vari personaggi, compresi quelli secondari: ad esempio Rachel e il suocero, o John e Daniel, che intuiamo avere un’infatuazione per Rachel. Ma senza troppo discuterne, lasciamo la scoperta della visione.