Misery non deve morire
Rob Reiner alla regia e William Goldman con la sua sceneggiatura, libro di Stephen King alla mano, intagliano un finissimo gioiello: Misery non deve morire.
Uno scrittore di successo finisce fuori strada con l’auto a causa di una bufera di neve e una donna, ammiratrice dei suoi romanzi, si prende cura di lui. Ma quando uno scrittore incontra la sua più grande fan, non sempre basta un autografo per accontentarla.
Senza timore alcuno, il romanzo viene oculatamente ritoccato in alcune sue parti e viene costruita una storia di tensione e ossessione che lascia con il fiato sospeso. L’immobilità e la frustrazione del protagonista divengono quelle dello spettatore, ma, nonostante non ci si muova per l’intero film, la narrazione procede e appare incalzante, costellata di sorprese e piccoli colpi di scena.
Ad aumentare lo spessore del film è infine la performance dei suoi attori, James Cann, il cui volto espressivo, vittima di violenza psicologica, appare più sofferente del corpo e, naturalmente, la eccezionale Kathy Bates, ovvero Annie Wilkes, i cui sbalzi d’umore vengono seguiti e accentuati dalle zoommate e i primi piani di Reiner, accompagnati dalla colonna sonora di Marc Shaiman, dando vita a uno dei personaggi villains più forti della storia del cinema.
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