Finché c’è prosecco c’è speranza
Finché c’è prosecco c’è speranza è l’ottimo esordio cinematografico di Antonio Padovan, un giallo ambientato tra i vigneti delle colline venete.
Il film, tratto dall’omonimo romanzo, è intrigante e coinvolgente, riportando con fascino un genere spesso confinato alla televisione. A colpire è l’evoluzione del protagonista, esplicitato dai cambi d’abito e di giacche, così come le ottime interpretazioni e un intreccio per nulla scontato. Il primo indiziato, infatti, è un morto.
Finché c’è prosecco c’è speranza sa essere frizzante, ma approfondisce e stratifica anche le pulsioni personali dei personaggi, indagando nel loro passato, con dialoghi interessanti e un messaggio sulla giustizia e sull’ambiente che emerge con efficacia.
Seppure l’identità del colpevole non sia scontata, si intuisce forse un po’ troppo presto ciò che si nasconde dietro agli eventi, che ci ricorda Erin Brockovich, inoltre si perde nella campagna qualche personaggio, di cui la sceneggiatura si scorda.
Detto questo, il film è senz’altro una bella sorpresa.