il ritmo del film
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Il ritmo del film

Che cos’è il ritmo del film?

Ve lo siete mai chiesti? Perché tutti noi percepiamo il ritmo e spesso siamo soliti dire che un film ha un ritmo lento o, al contrario molto veloce, ma sappiamo che cos’è il ritmo del film? Fermatevi un minuto e provate a definirlo. Non è facile vero?

Il ritmo di un film è la successione ordinata, secondo una certa frequenza, delle immagini in movimento, che si svolgono nel tempo del film. Ciò determina la percezione di una “tonalità”: frenetico, ponderato, magniloquente, etc.

Non è una definizione delle più semplici, vero? Proseguendo la lettura sarà però tutto più chiaro.

Ritmo e montaggio

Secondo Tarkovskij “il montaggio è un’indicazione di stile”, ma a dettare il ritmo è “il grado di tensione del tempo che scorre dentro i pezzi montati”.¹

Tarkovskij non è l’unico a ritenere che il ritmo non dipenda (solo) dalle caratteristiche del montaggio, ma da una temporalità diffusa, che comprende molti elementi, come l’organizzazione delle inquadrature e delle sequenze, così come la velocità di successione delle inquadrature, ma anche la recitazione degli attori e la natura della ripresa stessa.²

Non parliamo più quindi di lunghezza del pezzo montato, ma di carattere del pezzo. Spieghiamoci.

Il ritmo del film non è dettato solo dalla lunghezza dell’inquadratura ma anche da come essa è strutturata. A parità di durata, un’inquadratura ci sembrerà più breve se ha in sé dei movimenti e un campo lungo, al contrario sembrerà più lunga se si tratta di un primo piano statico.

Parliamo quindi di percezione, dunque di un ritmo pensato e ideato da chi realizza il film e un ritmo vissuto dallo spettatore. Parliamo quindi correttamente di montaggio, come strumento per dare ritmo, di messa in sequenza delle inquadrature, ma anche di fascino che essa può trasmettere.³

Il ritmo è scaturito quindi da una serie di elementi che il montaggio unisce e modifica.

Ritmo e sceneggiatura

Il ritmo di un film è dettato già in fase di sceneggiatura.⁴ La storia è tutto e i tempi della narrazione definiscono il ritmo del film. Un film con numerose svolte e colpi di scena verrà percepito come di ritmo alto. Al contrario, un film che impiega molto ad arrivare all’incidente scatenante, quello che dà inizio all’avventura del protagonista, darà un senso di lentezza.

È un film lento!

Ah quante volte abbiamo udito questa frase! Ammetto che io stesso probabilmente l’ho affermata, andando ad accompagnare a quel “lento” l’aggettivo “noioso”. Tuttavia “il ritmo è in funzione di ciò che viene ritmato (ovvero raccontato). Non può essere giudicato in senso assoluto.” ⁵

Scostiamoci dall’idea che ritmo lento uguale a film brutto, ritmo veloce uguale a film coinvolgente. Non è così. I film di Sergio Leone non hanno certo un ritmo alto, ma sono dei dannati capolavori, perché in quell’inquadratura statica, con il commento della musica, c’è il magnetismo, l’arte, l’intelligenza.

ritmo di un film sergio leone
©Paramount Pictures, Rafran Cinematografica, Finanzia San Marco

La storia del ritmo

Il cinema non è stato sempre uguale, ma è mutato, si è evoluto, ha seguito mode. Dagli anni 50 in poi, i registi hanno incrementato il ritmo dei loro film e l’hanno fatto con diversi espedienti, come l’ellissi, il fuori campo, i flashback e i flashforward, stili di regia diversi, più stacchi.

Ridefiniamo il ritmo del film

Ora che abbiamo intrapreso questo percorso insieme, proviamo a dare una nuova definizione del ritmo di un film.

Il ritmo è la successione, in una certa proporzione, di alcuni elementi del linguaggio filmico: il susseguirsi delle inquadrature, i movimenti delle inquadrature, ciò che succede nelle inquadrature, la carica drammatica della scena, i dialoghi, il sonoro, i silenzi, i tagli e gli attacchi. Tutti questi, in una frequenza definita, generano il ritmo, a sua volta figlio della sceneggiatura.


¹ Andrej Tarkovskij, La forma dell’anima, Il cinema e la ricerca dell’assoluto, BUR, 2012.

² Alain Badiou, a cura di Di Daniele Dottorini, Del Capello e del Fango, Riflessioni sul cinema, Luigi pellegrini Editore, 2009.

³ Gianni Patricola, Linguaggio e tecniche espressive del cinema e del video, 2015.

Maurizio Mazzotta, Il cinema povero con modelli di cinema ricco, You Can Print, 2015.

⁵ Mitry Jean, Esthétique et psychologie du cinéma, Cerf, 2001.