L’esorcista
Chi non ha mai per lo meno sentito parlare de L’esorcista? Il film del 1974 di William Friedkin, scritto da William Peter Blatty, autore del romanzo best seller, è una di quelle opere che hanno condizionato il cinema degli anni a seguire. Preda di remake, sequel, citazioni, versioni aggiornate e ampliate, parodie e naturalmente preso come principale riferimento, L’esorcista è uno dei migliori film horror di sempre e ancora oggi conserva la sua forza intrinseca e la sua capacità di spaventare.
Una bambina di 12 anni viene posseduta dal demonio e laddove la scienza non può più far nulla, occorre forse l’intervento religioso di un prete.
Il film pone al centro della scena la dicotomia tra fede e scienza, rappresentando il maligno in maniera sfacciata e atroce, senza relegarlo nell’ombra, ma ponendolo nel corpo di una bambina innocente, legata al letto della sua cameretta. Il demone Pazuzu è una presenza interiore ma con effetti ben più evidenti delle risposte scientifiche dei medici. Una duplicità che si rivede nel (superbo) personaggio di padre Damien Karras, psichiatra e prete, seppure in crisi mistica a causa di alcuni drammi interiori.
Ne consegue un film stratificato, che grazie alla sua sceneggiatura va oltre l’horror, arricchendosi di simbolismi ma mostrandosi anche tremendamente verosimile e al contempo inspiegabile, rendendo lo spettatore impotente durante la visione.
Lo avvalorano ancor più gli effetti visivi e il tema musicale di Krzysztof Penderecki, mentre i retroscena durante lo sviluppo e il fatto di cronaca da cui la storia prende spunto hanno contribuito ad accrescere il vigore de L’esorcista.