Suspiria
Suspiria di Dario Argento esce nel 1977, due anni dopo Profondo rosso, ed è un film gotico horror, con chiare caratteristiche del fantastico e del fiabesco.
La giovane americana Susy è una nuova studentessa dell’Accademia di danza di Friburgo, dove è appena stata uccisa una ballerina. Sarà solo il primo di una serie di sinistri avvenimenti.
Ciò che colpisce di Suspiria prima d’ogni cosa sono la fotografia, le scenografie e la colonna sonora, tutti elementi che coinvolgono la nostra percezione soprattutto sul piano dell’inconscio. I colori della fotografia sono sgargianti, monocromi e spesso completamente irrealistici, tanto da conferire alla storia delle parvenze oniriche. Ci va a braccetto la scenografia, dall’Art Nouveau della villa agli ampi spazi metafisici della piazza. Le musiche dei Goblin sono invece martellanti e incessanti, tanto da risultare addirittura fastidiose.
Ne consegue un film forte soprattutto nell’estetica, molto più debole e incoerente nel racconto, con uno script che lascia aperte alcune tracce ed evidenzia delle incoerenze, ma che si giustifica in un fine diverso: l’impatto emotivo, l’aurea di magico.
Alcune scene, infine, per il loro essere tanto teatrali quanto macabre, hanno portato i critici a un parallelo con il Grand Guignol e le sue cruente messe in scena.
Per queste commistioni e lo stile unico, Suspiria ha riscosso successo e attenzioni, restando un punto fermo nella storia dei volgarmente detti “film di paura”.