L’orgoglio degli Amberson
L’orgoglio degli Amberson è un film di Orson Welles, il secondo per la precisione, datato un anno dopo la sua opera prima, Quarto potere, con cui inevitabilmente i critici hanno fatto paragoni, soprattutto di carattere registico. Ambientata tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, la storia racconta le vicende degli Amberson, una nobile famiglia abituata a vivere nell’agio.
Welles, che aveva già adattato l’omonimo romanzo in una performance radiofonica, è abile nel tratteggiare un momento di passaggio dell’epoca, che accoglie l’avvento dell’auto e il conseguente modificarsi del tessuto urbano, così come delle abitudini. Il protagonista, George Minafer Amberson, non è un personaggio positivo, ma un rampollo viziato che per puro egoismo non vuole permettere alla madre di rifarsi una vita.
Gli Amberson vivono con distacco i cambiamenti della propria società e la loro sorda arroganza li porta all’auto annientamento. Si tratta dunque di una storia crepuscolare, per così dire, dal carattere fortemente malinconico.
Veniamo dunque al finale, decisamente accomodante e completamente diverso da quello ideato dal regista. In seguito ad alcuni test negativi, la produzione volle infatti rigirarlo senza Welles. L’esito al botteghino fu comunque negativo, la fama del regista ne risentì e nessuno fu contento. Furono infine criticati anche i titoli di coda, non scritti ma letti dallo stesso Orson Welles, emulando un programma radiofonico.
Nonostante tutte queste vicende, L’orgoglio degli Amberson è comunque un’ottimo film, che riesce ugualmente a esprimere con efficacia quanto ha da dire.