Quarto potere
Quarto potere è da molti critici considerato il miglior film della storia del cinema e innumerevoli classifiche lo posizionano nei primi posti, chiamandolo semplicemente capolavoro. Ma perché un film del 1941, girato da un 26enne Orson Welles, è considerato ancora oggi un pezzo da novanta?
Iniziamo dalla trama e poi dai motivi più semplici e immediati.
Quarto potere racconta la vita del magnate Charles Foster Kane, a partire dalla sua morte e dal tentativo di un giornalista di scoprire il significato della sua ultima parola pronunciata: Rosabella.
La regia, la fotografia, il montaggio, la struttura della sceneggiatura, che gioca con i flashback, furono per l’epoca innovativi e il primo film dell’enfant prodige Orson Welles fu un’opera spartiacque.
Ma non è tutto, perché questa pellicola offre molteplici strati di lettura. Fu infatti profetico e dunque ancora attualissimo, nel rappresentare la forza dei mezzi di comunicazione di massa (nel caso di Kane la redazione di un giornale), in grado di manipolare l’opinione pubblica, di distorcere la realtà o di distogliere l’attenzione con notizie mondane, di essere utilizzati per fini politici.
Nonostante ciò, il finale del film rivela il suo messaggio nascosto e lo fa con elegantissimo stile. Se non l’avete ancora visto, fatelo e poi tornate a leggere quest’articolo per l’ultima parte.
L’ultimo pensiero di Kane ci svela, anzi, ci ricorda, l’evento più importante dietro alla psicologia del protagonista: l’abbandono dei genitori, che lo lasciano a una vita migliore (perché ricca in prospettiva), ignorando il fatto che un bambino per essere felice altro non necessita che uno slittino e l’amore dei propri cari. Nonostante Kane diventi ricco e potente, non compenserà mai gli affetti perduti e non colmerà quel rimpianto. È questo ciò che conta nella vita ed è questo che Quarto potere è in grado di raccontarci ancora oggi dopo tanti anni, coinvolgendoci emotivamente.
Nessuno può conoscere fino in fondo qualcuno, ci dice il film, nemmeno se la sua vita è pubblica, ma grazie al finale noi comprendiamo davvero Kane e il valore che ha per lui un oggetto che per tutti gli altri è solo un oggetto.
Un commento
Pingback: