La migliore offerta
La migliore offerta di Giuseppe Tornatore è un’opera d’arte bellissima e un falso inestimabile.
Virgil è un’esperto d’arte che grazie alla complicità di un amico riesce ad accaparrarsi ritratti di grande valore a prezzi vantaggiosi. Un giorno però una donna misteriosa chiede una valutazione delle opere della sua villa, senza mai farsi vedere dall’uomo a causa della sua agorafobia e di un carattere timoroso. Virgil poco a poco si innamorerà di lei.
E se La migliore offerta sembra scivolare poco a poco nel melò, non giudicate il quadro dalla sua cornice, perché il finale è un’artificio magistrale, che si svela pennellata dopo pennellata, in un bel montaggio alternato e una sequenza finale tra gli orologi di Praga con l’elegante carrello all’indietro.
Gli spazi giocano un ruolo decisivo, da quelli ampi a quelli occultati, dai vuoti emotivi alla piena consapevolezza. E proprio mentre il personaggio interpretato da Geoffrey Rush abbandona il ritratto per il volto, l’epifania ci coglie con piacevole sconcerto.
Bello, bello.