Speak no evil
Può succedere di fare delle nuove conoscenze in vacanza. Il più delle volte amicizie fugaci, destinate a svanire in pochi giorni o ad essere relegate a una corrispondenza. Ma in Speak no evil una famiglia danese riceve l’invito di una olandese, conosciuta in un agriturismo nella campagna toscana, a trascorrere un fine settimana a casa loro.
Perché no, in fondo? Del resto erano così simpatici.
Allo spettatore basta poco per capire che qualcosa non va. Il viaggio, accompagnato da riprese naturalistiche, è accompagnato da una musica inquietante, di kubrickiana memoria.
Musica e fotografia in particolare, conferiscono al film un continuo senso di disagio, che va a poco a poco ad acuirsi, con gli olandesi sempre più stravaganti, per poi diventare inappropriati e poi, ancora, violenti…
La sensazione costante in questo film – etichettato come horror ma più affine al thriller psicologico – è di voler avvisare i danesi e dirgli di scappare. E le occasioni ci sono, eccome, fattore che accresce ancora di più la tensione drammatica.
Speak no evil è un film interessante e sgradevole. Il finale lascia degli interrogativi, voluti, accompagnati a un senso di spiacevolezza.