Don’t worry darling
Alice e Jack Chambers sono una giovane coppia che vive in una comunità dove gli uomini lavorano a un progetto segreto e innovativo, mentre alle donne viene chiesto di prendersi cura della casa, cucinare e… non fare domande. Don’t worry darling è il secondo film da regista di Olivia Wilde, che dopo la commedia La rivincita delle sfigate affronta il genere thriller.
Il film, accompagnato da lunghe polemiche e chiacchiericci intorno alla relazione fedifraga della Wilde con Harry Styles, co-protagonista, ha ricevuto un’accoglienza mista, forse distratta proprio dai gossip fuori dal set.
Don’t worry darling è invece un film decisamente intrigante, avvalorato da un’ottima scrittura e dalla regia molto ragionata, che un po’ troppo eccede con i movimenti di macchina circolari, nel tentativo di disorientarci.
I riferimenti sono evidenti: La fabbrica delle mogli innanzitutto, ma anche The Truman Show e una traccia di Strange days. Altro motivo per il quale la critica non l’ha particolarmente amato, anche se Don’t worry darling si discosta da essi nel suo sviluppo narrativo.
A fine visione il titolo appare quanto mai azzeccato e lo spettatore ha la possibilità di ripensare e reinterpretare quanto appena visto, dando nuovo significato agli svariati dettagli seminati nella trama. Dalle uova di inizio film a Jack che giura di fare tutto per amore, fino alla sequenza della sede centrale decisamente e pregevolmente onirica nella sua costruzione.
Ottima anche e soprattutto Florence Pugh nei panni della protagonista.