dune film recensione
2021,  Avventurarsi,  Fantasticare,  Il caricatore

Dune

Dune è un kolossal di fantascienza e non un blockbuster d’avventura spaziale, e questo è bene tenerlo a mente prima di andare al cinema. A provare a trasporre il primo romanzo del ciclo di Frank Herbert (si tratta di 6 libri in tutto) ci avevano provato in parecchi, con esiti negativi. Da Jodorowsky e il suo film incompiuto a David Lynch e il più grande flop della sua carriera. Anche memore di ciò, Denis Villeneuve sceglie di fermarsi circa a metà del romanzo e di dividere l’opera in due film, per poter meglio addentrarci su Arrakis e tra la sua gente.

Proprio da questa scelta deriva quello che è probabilmente l’unico difetto di Dune: finisce sul più bello, quando le cose iniziano a farsi davvero avvincenti. Non ci sono particolari colpi di scena o momenti epici da lasciarci con il fiato sospeso, ma solo perché quella è la materia da cui è tratto il film e questa prima parte inizia a posare i vari mattoncini di questi mondi nei nostri occhi.

La messa in scena è infatti eccezionale. Il regista e i suoi collaboratori giocano con le geometrie, le linee squadrate e gli elementi massicci, imponenti, mentre la colonna sonora rende tutto più vivido e pulsante. Le musiche di Hans Zimmer si uniscono ai suoni di Theo Green, metallici e vibranti, che ci ricordano Blade Runner 2049, per il quale il sound designer e il regista avevano già collaborato. La fotografia è spesso cupa ma si alterna ai colori caldi del deserto e delle visioni di Paul, così come i silenzi intermittenti emergono dal sonoro.

In poche parole Denis Villeneuve è riuscito nell’intento in cui nessun altro era riuscito e probabilmente, riguardando alla sua recente filmografia, era proprio lui l’unico in grado di immergerci in questa epopea.