L'uomo della pioggia - The rainmaker recensione film
1997,  Commuoversi,  Legge

L’uomo della pioggia – The Rainmaker

L’uomo della pioggia – The Rainmaker è un legal movie diretto da Francis Ford Coppola, tratto dal libro omonimo di John Grisham. Il film presenta alcune analogie con Il verdetto (1982) di Sidney Lumet, sia per la natura del processo sia per alcuni dettagli di trama, ma non ne è assolutamente un remake, anzi è davvero un ottimo film di genere, imperdibile per chi ama i drammi giudiziari.

Rudy (Matt Damon) è un ragazzo appena diventato avvocato, mentre il suo assistente Deck (Danny DeVito) non ha mai superato l’esame di abilitazione. Insieme affrontano una causa enorme, dalla parte di un ragazzo che sta morendo di leucemia, al quale l’assicurazione non vuole riconoscere le indennità per le cure.

Questo è l’aspetto cruciale de L’uomo della pioggia, da cui scaturisce tutta la tensione. Due sgangherati (ma intelligenti) legali contro una multinazionale e un manipolo di avvocati super titolati, attrezzati e spietati, oltre che estremamente sgradevoli. Ottima la caratterizzazione, che li rende davvero antipatici. La natura della sfida è inoltre evidente: giustizia contro ingiustizia, salute contro denaro, la piccola famiglia contro la grande azienda. È facile dunque sentirsi trasportati dalle vicende a cui assistiamo.

Parallelamente, Coppola introduce un paio di storyline secondarie, che ci aiutano ad approfondire il personaggio e alleggeriscono la storia principale. Riguardano il testamento di una vecchietta che affitta una stanza a Rudy e una ragazza maltrattata dal marito, di cui lui si innamora.

Completano lo scenario un pizzico d’ironia e dialoghi brillanti. Ma c’è anche lo spazio e il tempo per commuoversi. Il finale chiude a meraviglia una storia avvincente e coinvolgente, lasciandoci un gusto agrodolce…. negli occhi.