2014
I film usciti nel 2014
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Lo straniero della valle oscura
Avvincente. Ecco è quello che non è Lo straniero della valle oscura. Sam Riley è il volto di un misterioso e solitario cowboy...
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Birdman o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza
Il miglior film dell'anno? Dalla forma al contenuto, dalla nostra interpretazione del film a quella degli attori nel film, ecco chi è Birdman.
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Il fidanzato di mia sorella
No, Il fidanzato di mia sorella non sarà, dopo la visione, una di quelle commedie amorose memorabili, che ricorderete per sempre, ma al tempo stesso non vi deluderà o schiferà. Probabilmente indovinerete gli sviluppi narrativi e il finale del film già dal primo atto, tuttavia se ciò che state cercando è una commedia romantica, questo film ve la farà trovare in maniera puntuale e ben costruita. Seppure si viaggi su canovacci popolari, il film riesce a restare divertente e interessante grazie al fascino di Pierce Brosnan e alle sue vicende personali, sia le difficoltà esterne che interne al personaggio, e grazie ai personaggi secondari, come Benjamin McKenzie, il Ryan Atwood di…
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Labyrinthus
Labyrinthus è un film per ragazzi, in questo caso non mi sento di dire per tutta la famiglia, ma veramente solo per giovani ragazzi. Ispirato a Jumanji, riprende questo grande cult in una versione tecnologica, con i protagonisti che entrano all’interno di un videogioco. Il tema è piuttosto accattivante e inizialmente manifesta chiaramente la potenzialità di creare un genuino mistero (anche timore) e fascino. Il mondo di fantasia tuttavia ha poco ritmo e si dimostra addirittura meno interessante di ciò che succede in quello reale. Seppure gli scenari costruiti digitalmente siano notevoli, anche considerato il budget, restano un semplice scenario bello bellino, con cui i protagonisti non interagiscono mai, rendendo dunque…
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Professore per amore
Professore per amore, nonostante il pessimo titolo, è un piacevole e spiritoso film che ha come protagonista uno sceneggiatore in difficoltà (Hugh Grant) che, dopo un grande successo ottenuto in passato, non riesce a riconfermarsi e finisce con l’insegnare scrittura per film all’università. Tra le parole, oculate e incisive, plasmate in un ironico dialogo o in qualche riferimento al mestiere dello sceneggiatore (ma anche dello scrittore), questo film tocca e sfiora i temi della crisi creativa, del successo, delle ragioni alla base dello scrivere, senza mai immergersi completamente, ma mantenendo i toni della commedia. Parlando e riparlando di sceneggiatura, ne dimentica però una fondamentale componente: il colpo di scena. Nonostante ciò, il film resta…
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Samba
Samba non graffia con l’umorismo di Quasi amici, entrambi opera di Eric Toledano e Olivier Nakache, e non si abbandona alle emozioni, sfiorate unicamente nel rapporto tra il protagonista e Alice. La samba si inizia a ballare quando entra in scena il coprotagonista, Wilson, dando più ritmo e verve alla pellicola, fino a quel momento piuttosto annoiante. Toledano e Nakache sembrano frenarsi e gli ostacoli sociali del personaggio interpretato da Omar Sy non divengono mai satira o spunto di riflessione, ma solo ostacoli di una avventura, che guarda ancora ai temi del diverso, dell’emarginato, dell’accettazione, ma non con la stessa brillantezza precedente. Il finale, buono nell’idea, non suscita il clamore mirato, non venendo…
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Gemma Bovery
Il film vorrebbe essere come Gemma Bovery definisce Madame Bovary: “non succede niente, ma è interessante”. L’interesse tuttavia colma gli occhi del protagonista, ma molto meno quelli dello spettatore, offuscati invece dalla noia. L’idea di fondo è intrigante, ma si fatica a seguire i riferimenti letterari all’opera di Flaubert e il film non semina svolte narrative particolarmente inaspettate o emozionanti. Non v’è nulla di contestabile o di eccessivamente criticabile, tuttavia Gemma Bovery non regala nemmeno guizzi, non osa. Particolare invece il finale, intrigante anche nel montaggio e l’alternarsi delle prospettive. Tra i punti di forza anche il capezzolo di Gemma Arterton a metà film.
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Il libro della vita
Prima de Il libro della vita, non s’è mai visto un film d’animazione parlare della morte con tale leggiadria (ma non leggerezza), sfiorando solo per pochi attimi la malinconia, distraendo subito con una risata. Dall’incontro tra la cultura messicana e l’epica classica, con una scommessa tra Dei, scaturisce una storia d’amore e d’avventura. Seppure intagliati nel legno, come marionette in mani altrui, i protagonisti hanno una morbidezza espressiva verso la quale è impossibile non simpatizzare e si muovono nella ben architettata storia come gli arzigogoli disegnati sul loro volto e sui loro vestiti. Dalla rappresentazione all’intreccio, bene, benissimo, signor Jorge Gutierrez.
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The interview
Hacker, CIA, censure e minacce. E questo non è il film, bensì la realtà, almeno da quanto ci hanno detto su The interview. Nel film invece ci sono culi, dita mozzate, personaggi sopra le righe, omosessualità… una spinta verso l’eccesso che coinvolge anche temi piuttosto delicati, andando a colpire non solo la Corea del Nord, ma anche la società americana. Tutto sommato, considerato il vero e proprio casino generatosi e l’esito del film, che onestamente non è un granché dal punto di vista del divertimento/intrattenimento e manca completamente nella satira, risparmiarselo non sarebbe stato una grave perdita, né per l’umanità né per il cinema.
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Step up all in
Step up all in, quinto capitolo della saga, non delude le aspettative: è infatti un pretesto per mostrare qualche coreografia, sostenuta da una trama quasi inesistente e una recitazione non pervenuta. Non cerchiamo una perla del cinema, ma per lo meno un briciolo di credibilità, senza rasentare la stupidità. Manca anche quel briciolo di opposizione tra danza accademica e da strada e il vissuto che quest’ultima si porta dietro, inoltre, non sono un esperto di danza, ma, scena finale a parte, unica godibile, per la maggior parte del film l’impressione è quella di un gruppo di persone che scimmiottano su una musica martella timpani. Per il resto, “yo bello, come ti permetti?…
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Automata
Le leggi di Asimov, il solito futuro distopico, robot sul filo tra la coscienza e l’obbedienza all’uomo ed ecco Automata, dove la cosa più sconvolgente è vedere Antonio Banderas pelato. Il giovane regista Gabe Ibáñez crea un film fantascientifico dal contenuto esistenzialista e creazionista, dove questo aspetto, palesemente espresso, è il centro e la periferia di tutto il film. Guardare Automata è come vedere con gli occhi una lezione di religione, assolutamente privo di avventura e mistero, ma tremendamente noioso.
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Il caso di Lizzie Borden
Tratto da una storia vera, piuttosto conosciuta negli Stati Uniti e con parecchi lati controversi, il caso di Lizzie Borden cinematografico non riesce a rappresentarli con efficacia. È un film dall’identità dubbia, dove una colpevolezza viene già data per certa fin dall’inizio e va a mancare il mistero e l’inquietudine, a tratti suscitata solo dal volto di Christina Ricci. Il caso di Lizzie Borden si perde per molto tempo tra le mura di un tribunale e non nelle pareti della psiche dei personaggi o comunque nelle relazioni tra essi. Ho apprezzato invece particolarmente, per gusto personale, la musica, completamente asincrona, ma travolgente ed evocatrice, con la scelta di pezzi progressive rock,…