Scadenza
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L’uomo dei sogni
Là, nel campo dei sogni, dove questi ultimi vengono coltivati, c’è un uomo dal volto avvenente e pulito a custodirli. Kevin Costner è Ray Kinsella, l’uomo dei sogni, che con la sua storia ci insegna a credere nei nostri, a provarci fino all’ultimo e correre i rischi inevitabili per raggiungerli. Ma non solo: anche l’importanza di avere una persona al nostro fianco, magari una donna, che ci crede insieme a noi e ci supporta e sospinge verso di essi. L’uomo dei sogni si serve di una buona sceneggiatura e un’incantevole idea, culminando in un finale toccante e proponendosi come film da tenere bene a mente e vicino al cuore.
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Sogni e delitti
Sogni e delitti è il titolo italiano di Cassandra’s dream, che vuole riprendere l’ispirazione dostoevskijana della storia scritta da Woody Allen. Allen qui è secco, sobrio, esistenzialista. Si parla si progetti, di ciò che si è disposti a fare per realizzarli, di scelte. Scelte da cui non si può più tornare indietro, come in un sogno, quasi “come vedersi dal di fuori”. Colin Farrell ed Ewan McGregor vengono osservati talvolta con distacco, da grandangoli che li mostrano come piccole figure in un mondo, così come nel contro zoom finale. Sogni e delitti non ha i vezzi e le punte istrioniche e ironiche di altri film del regista e per questo può sembrare…
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Gli spietati
Non è Joe, nè il Monco, tantomeno il biondo, seppure potrebbero, ma semplicemente Clint Eastwood in un suo film, dove interpreta un bounty killer ormai in pensione. Dedicato a Sergio Leone e Don Siegel, Gli spietati è un western atipico, dove più che rappresentare il tramonto dei celebri buonty killer, si espletano i suoi sensi di colpa. Si parla di violenza. È un dramma umano. Nessuno è buono, simpatico o totalmente cattivo, ci dispiace quasi per tutti, mentre sono soprattutto emozioni a sibilare come ferro rovente anziché le pallottole. Eccezion fatta per il finale. Gli spietati scardina la mitologia western. Ognuno dice la sua sul vecchio West e lo fa in maniera…
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St. Vincent
St. Vincent, ovvero il burbero e il bimbo. Un invito a guardare dietro le apparenze, che ci viene sporto con simpatia, con il lato buffo che si mostra davanti alla figura dello scorbutico e l’umanità che si cela dietro di essa, provando anche a commuovere un pizzico. Convincente e divertente Bill Murray, nel ruolo del burbero, un ruolo forse già visto, ma che qui, grazie alla scrittura del film e al suo interprete, funziona bene.
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4 bassotti per 1 danese
L’alano Brutus si crede un bassotto e porta un sacco di guai all’interno della famiglia formata da Dean Jones e Suzanne Pleshette. 4 bassotti per 1 danese è una commedia Disney dove i cani (per fortuna) non parlano e le vicissitudini familiari e canine vengono sviluppate con gusto e umorismo. Gradevole e spensierata, è una commedia di buoni sentimenti, con animali pasticcioni e umani ingenui, che interagisco in diverse situazioni comiche, senza perdere l’occasione di prendere in giro qualche luogo comune sul migliore amico dell’uomo e naturalmente sul suo padrone. Da vedere in famiglia.
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21 Jump Street
Assolutamente demenziale, sboccato e volgare, 21 Jump Street fa parodia di molti luoghi comuni dei film d’azione e della high school, avvalendosi spesso di un furbo non-sense. Affiatati i suoi due protagonisti, Channing Tatum e Jonah Hill, esageratissimo e divertente il loro rapporto nella narrazione. Sono questi i fattori, insieme a un ritmo incalzante, che fanno sì che il film non scada semplicemente nella porcheria. Phil Lord e Christopher Miller sanno cosa fanno e forse hanno saputo fare anche meglio in 22 Jump Street.
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La maledizione dello scorpione di giada
Non è un film investigativo, si sa già chi è il colpevole e non c’è un vero e proprio intrigo, ma un grosso malinteso, che scaturisce da un originale e buffo incidente scatenante. La maledizione dello scorpione di giada è una commedia, fondata soprattutto sul battibeccare dei due protagonisti, Woody Allen e Helen Hunt, con dialoghi e umorismo alla Woody. Il tutto procede a suon di parole e battute, al ritmo incisivo ed efficace di un’ottima musica, fino al gran finale, che ti mette una pulce nell’orecchio e allora… COSTANTINOPOLI! Ora farai ciò che ti dico: eseguirai una cospicua donazione a Pills Of Movies e lo consiglierai a tutti i tuoi…
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Se mi lasci ti cancello
Se mi lasci ti cancello è la superficie. Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale! Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata. Infinita letizia della mente candida! Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio: è la profondità. Personaggi che riflettono un mal de vivre, interpretati splendidamente dagli attori. Parlo in particolare di un convincentissimo Jim Carrey e di Kate Winslet. La cancellazione della memoria è un modo per parlare della fine di un rapporto affettivo, la difficoltà di accettare e accettarsi. Un film assolutamente inusuale, dal montaggio veloce, spaesante. La parte centrale del film, ovvero la stratificata fuga dei protagonisti, risulta tuttavia, anche per questo, non troppo coinvolgente o commovente.
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The Blues Brothers
Fate voi se The Blues Brothers è o non è il miglior film musicale prodotto dal cinema, la soggettività è tutto, ma di certo è un cult di questo genere, da segnalare senza dubbio nei manuali. Straordinaria è la capacità di convogliare avventura, comicità e musica, riuscendo a intrattenere con un alto ritmo, divertire con i suoi insofferenti protagonisti e le loro disavventure e far scatenare lo spettatore con una colonna sonora mitica. Fantastici Dan Aykroyd e John Belushi, impetuose le apparizioni dei vari cantanti. Geniale il mood scanzonato (ossimoricamente l’aggettivo più adatto) che muove i protagonisti, seppure siano nel mirino di un missile. Ottimo il lavoro di John Landis che,…
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Ti va di ballare?
Ti va di ballare? è la classica storia gigiona saldata su schemi assodati, secondo il motto “ballo per non pensare alle cose brutte”, anche se il suo vero problema non è questo, ma che si tratta in realtà di una storia vera e interessante. Il potenziale della storia è invece stato espresso così: per punire un gruppo di ragazzi problematici, viene affibbiato loro come insegnante di danza un romantico e melenso Antonio Banderas. Le storyline secondarie sono accennate e presto abbandonate, così come i personaggi appena abbozzati. Si balla, certo, ma mai in modo coinvolgente o spettacolare. Forse l’unica cosa a non abbandonare la mia memoria sarà quella sgnacchera della tizia di…
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Fargo
Fargo, quel puzzle di film bianco neve, incrostato di sangue e sporco di nero umorismo. Composto con perizia e tratto personale dai fratelli Coen, va infine a rappresentare la violenza e la stupidità dell’uomo. Ma anche l’illogica stupidità della violenza, come sottolinea l’ultimo soliloquio di Marge (France McDormand) in auto, e la spaventosa normalità di questa composizione filmica. Marge torna a letto con il suo apatico marito e piega sopra di sé le coperte del suo letto, come ogni qualsiasi giorno. Nessun stereotipo. Criminali che guardano soap opera come te e persone come te che ordiscono subdole cattiverie. Il tutto venato dal terribile ridicolo che si cela tra le pieghe della…
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Franny
Franny è un one man show. Il film è lui, il suo protagonista, un bravissimo Richard Gere che si prende tutta la scena nelle vesti eleganti, di falsa apparenza, di un filantropo che riesce a essere sia simpatico che estremamente irritante per la sua invadenza. Gere riesce a trattenere il film su un certo livello, che senza di lui sarebbe stato altro. Tra elaborazione del lutto e solitudine, Franny è un film intimista, dalla storia low-concept, un ritaglio di vita significativo di un uomo, tra alti e bassi. Peccato per i flashback, semplicemente didascalici, dai quali ci si aspettava un segreto più profondo di cui Franny sembrava portatore. Invece non c’è nulla…